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Siamo lieti di informarvi che sabato 17 giugno, presso il Palazzo Santa Chiara a Tropea, si terrà l'evento "La nutrizione nel paziente oncoematologico", che fa parte di una serie di incontri all'interno del progetto di educazione alimentare che Linfovita porta avanti.
Interverranno nutrizionisti ed ematologi ed è rivolto ai pazienti e alla popolazione.
Vi aspettiamo numerosi!
 

La biopsia del linfonodo ingrossato, e cioè il prelievo di tessuto dal linfonodo che verrà successivamente analizzato al microscopio, è l'esame fondamentale per arrivare a una diagnosi precisa di linfoma e alla corretta identificazione del sottotipo. Secondo l’ultima classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) esistono oltre 80 sottotipi diversi di linfoma. Diagnosticare quello corretto è di fondamentale importanza in quanto da questo dipendono la scelta della strategia terapeutica e la prognosi.

Il secondo fattore che guida la scelta terapeutica è lo stadio della malattia. La stadiazione è lo studio dell’estensione della malattia ossia la precisa individuazione delle regioni del corpo interessate dal linfoma. Il metodo di stadiazione maggiormente utilizzato nei linfomi si basa sulla revisione di Lugano del sistema di Ann Arbor, che distingue quattro diversi stadi di malattia in base al numero delle sedi coinvolte e alla loro localizzazione:

  • STADIO I. Interessamento di una singola regione linfonodale (un linfonodo o più linfonodi contigui, I) o una singola sede extralinfatica senza coinvolgimento linfonodale (IE)
  • STADIO II. Interessamento di due o più regioni linfonodali dallo stesso lato del diaframma (II) o estensione locale extralinfatica e una o più regioni dallo stesso lato del diaframma (IIE)
  • STADIO III. Interessamento di regioni linfonodali in entrambi i lati del diaframma (III), accompagnate o meno da un’estensione locale extralinfatica (IIIE)
  • STADIO IV. Diffuso coinvolgimento di una o più sedi extralinfatiche, con o senza coinvolgimento linfonodale

Inoltre, in caso di presenza di una singola massa nodale particolarmente grande, allo stadio si aggiunge il termine “Bulky”. Gli esami e le procedure che vengono normalmente eseguiti per poter definire correttamente lo stadio sono: anamnesi ed esame obiettivo, esame clinico completo con valutazione delle stazioni linfonodali superficiali, TAC (tomografia assiale computerizzata), PET (tomografia a emissione di positroni), e aspirato midollare o biopsia osteomidollare. In alcuni casi specifici possono inoltre essere richiesti esami aggiuntivi come: valutazione otorinolaringoiatrica, TAC o RMN cerebrale, scintigrafia scheletrica, ecografia testicolare, studio radiologico e/o endoscopico del tratto gastroenterico, esame citologico chimico-fisico del liquido cefalo-rachidiano.

Agli esami eseguiti per la stadiazione della malattia, sono associate delle ulteriori indagini utili a definire gli indici prognostici e a fornire una migliore valutazione complessiva del paziente, come descritto nell’ultimo articolo pubblicato sul nostro sito (https://www.linfovita.it/component/k2/item/471-fattori-e-indici-prognostici-nei-linfomi-cosa-sono-e-a-cosa-servono.html).

Sulla base di tutte le informazioni raccolte, il medico formula una proposta terapeutica. Gli strumenti terapeutici standard per il trattamento dei linfomi sono la chemio-immunoterapia, la radioterapia e, in alcuni casi, il trapianto di midollo osseo. Gli stessi esami eseguiti per la stadiazione vengono generalmente ripetuti al termine della terapia per valutare la risposta al trattamento, che fornisce un’idea di quanto questo sia stato efficace nel contrastare la malattia. Sulla base di specifici criteri di risposta validati a livello internazionale, questa può essere definita come risposta completa, risposta parziale, malattia stabile oppure progressione. Successivamente ha inizio il periodo di follow-up, che consiste in controlli periodici la cui cadenza e le cui modalità variano in base all’istologia, allo stadio inziale e alla risposta al trattamento. Tali controlli hanno lo scopo di monitorare il decorso clinico, rilevando in maniera tempestiva una eventuale ripresa di malattia, una nuova patologia correlata alla precedente o effetti dannosi dovuti al trattamento.

Per saperne di più puoi consultare gli opuscoli informativi disponibili sul nostro.

Fonte: Linee guida AIOM 2018 Linfomi (https://www.aiom.it/wp-content/uploads/2018/11/2018_LG_AIOM_Linfomi.pdf)

La scelta terapeutica nei linfomi è guidata principalmente dal sottotipo specifico di linfoma diagnosticato e dallo stadio della malattia, ossia la sua estensione. All’esame istologico e agli esami per la stadiazione (quali TAC, PET e biopsia osteomidollare), sono inoltre associati degli esami aggiuntivi per la valutazione dei fattori prognostici. I fattori prognostici (dal greco pro-gnosis = conoscere prima) sono degli elementi che possono influenzare la prognosi del paziente, e risultano quindi di supporto nell’indirizzare la scelta terapeutica.

I principali fattori prognostici per il linfoma sono l’età, il Performance Status (cioè le condizioni cliniche alla diagnosi), la presenza di sintomi sistemici, i livelli sierici di LDH, lo stadio della malattia, la presenza di sedi extranodali, il numero di sedi linfonodali coinvolte ed altri fattori specifici per tipo di linfoma.

La combinazione di diversi fattori prognostici è utilizzata per calcolare gli indici prognostici, che hanno lo scopo di identificare la popolazione di pazienti a più alto rischio di insuccesso con i trattamenti standard.  Tale approccio è quindi fondamentale per determinare la strategia terapeutica più appropriata sulla base del rischio individuale del paziente (basso, intermedio o alto). Indipendentemente dal tipo di indice prognostico, per ciascun fattore di rischio che lo compone presente nel paziente viene assegnato un punto; in base alla somma dei punti è possibile riconoscere la classe di rischio per ogni soggetto.

Nel tempo sono stati sviluppati diversi indici prognostici specifici per istologia. Ad esempio, per i linfomi aggressivi il più utilizzato è stato l’International Prognostic Index (IPI), che si basa sulla valutazione di 5 parametri sfavorevoli: età maggiore di 60 anni, malattia in stadio avanzato (III o IV), Performance Status ≥ 2, LDH sierico elevato, due o più sedi extranodali coinvolte. Per i linfomi follicolari l’indice maggiormente in uso è stato il Follicular Lymphoma International Prognostic Index (FLIPI), che consiste anch’esso nella combinazione di 5 fattori di rischio: età maggiore di 60 anni, più di 4 sedi linfonodali coinvolte, LDH sierico elevato, livelli di emoglobina < 12 g/dL, malattia in stadio avanzato (III o IV). E così via per le altre tipologie di linfoma.

La ricerca svolge un ruolo chiave anche in questo settore, in quanto si interroga costantemente su quali siano gli indici prognostici più accurati e di maggiore rilevanza clinica. Gli indici prognostici sono quindi in continua evoluzione, in quanto vanno di pari passo con i progressi della ricerca scientifica (migliore comprensione della biologia dei linfomi, avvento di nuove terapie).

CAREGIVER: UNA PAROLA CHE RACCHIUDE UN GRANDE SIGNIFICATO

Una diagnosi di linfoma compromette innanzitutto la vita di chi la riceve, ma indirettamente colpisce l’intero nucleo familiare. Oggi approfondiremo la figura del CAREGIVER, termine inglese ormai entrato in uso comune per indicare “chi si prende cura”. Si distinguono due tipologie di caregiver: formale, che svolge la propria attività sotto forma di lavoro retribuito, e familiare o informale, su cui ci soffermeremo di seguito. L’Istituto Superiore di Sanità definisce caregiver familiari “tutte quelle persone che in maniera gratuita e continuativa assistono e si prendono cura di un loro familiare non autosufficiente perché malato, disabile o anziano”. Essere caregiver familiare non è quindi una scelta, ma una necessità derivante dal legame nei confronti della persona malata. L’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) ha condotto un’indagine dalla quale è emerso che in Italia, nel 2018, i caregiver familiari tra i 18 e i 64 anni erano più di 2.8 milioni, la maggior parte di essi rappresentato da donne di età compresa tra i 45 e i 64 anni.

Il carico fisico a cui il caregiver familiare è esposto è spesso gravoso. Le sue attività possono infatti comprendere il provvedere all’igiene personale dell’assistito e alla preparazione e somministrazione dei pasti e delle cure mediche, gestire le visite mediche e le faccende burocratiche, curare l’abitazione dell’assistito, fornire assistenza 24 ore su 24. Ne consegue che il caregiver familiare non gode di periodi di riposo, vacanza o malattia, con effetti rilevanti sulla gestione delle normali attività quotidiane. Inoltre, assistere una persona cara e vederla soffrire comporta un carico emotivo e psicologico di per sé considerevole, aggravato ulteriormente dalle difficoltà che il caregiver familiare si trova ad affrontare e dalle responsabilità di cui si fa carico.

Oltre al significato letterale quindi, la parola caregiver racchiude molto altro: affetto, attenzione e dedizione ma anche fatica, sacrificio, e sofferenza. In considerazione di tutto ciò, la figura del caregiver familiare necessita di maggiori tutele e attenzioni.

Linfovita si sforza di dare il proprio contributo a sostegno del malato ed anche dei caregiver familiari, per alleggerire il loro carico mediante occasioni di svago e condivisione. Inoltre, per dare risalto all’importanza dei caregiver, nei prossimi articoli vi racconteremo le storie di alcuni di loro.

Sabato, 04 Febbraio 2023 13:02

Giornata mondiale contro il cancro 2023

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La giornata mondiale contro il cancro è un’iniziativa nata il 4 febbraio 2000, promossa dalla Union for International Cancer Control (UICC) e sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa giornata è l’occasione per promuovere la conoscenza del cancro e riflettere sulle azioni che ognuno di noi può mettere in atto per ridurne il rischio di insorgenza.

L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e l’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) hanno stimato 390.700 nuovi casi di cancro nell’anno 2022 in Italia: 205.000 negli uomini e 185.700 nelle donne. Nell’ambito dei linfomi, le stime indicano un’incidenza di 2.150 nuove diagnosi di linfoma di Hodgkin (dati aggiornati al 2020) e 14.400 di non Hodgkin (dati aggiornati al 2022), con una maggiore prevalenza nei soggetti maschi in entrambi i casi.

Chiunque potrebbe sviluppare un cancro, ma alcune persone sono esposte a un rischio maggiore a causa di fattori predisponenti chiamati “FATTORI DI RISCHIO”. Questi si dividono in:

  • modificabili ossia stile di vita e ambiente circostante
  • non modificabili ossia età, sesso e patrimonio genetico.

Sui primi si può intervenire adottando una serie di comportamenti per ridurre il rischio di ammalarsi. Tale approccio è definito prevenzione primaria.

  1. Non fumare. Non consumare nessuna forma di tabacco.
  2. Rendi la tua casa libera dal fumo. Sostieni le politiche che promuovono un ambiente libero dal fumo sul tuo posto di lavoro.
  3. Attivati per mantenere un peso sano.
  4. Svolgi attività fisica ogni giorno. Limita il tempo che trascorri seduto.
  5. Segui una dieta sana:
  • Consuma molti e vari cereali integrali, legumi, frutta e verdura.
  • Limita i cibi ad elevato contenuto calorico (alimenti ricchi di zuccheri o grassi) ed evita le bevande zuccherate.
  • Evita le carni conservate; limita il consumo di carni rosse e di alimenti ad elevato contenuto di sale.
  1. Se bevi alcolici di qualsiasi tipo, limitane il consumo. Per prevenire il cancro è meglio evitare di bere alcolici.
  2. Evita un’eccessiva esposizione al sole, soprattutto per i bambini. Usa protezioni solari. Non usare lettini abbronzanti.
  3. Osserva scrupolosamente le istruzioni in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro per proteggerti dall’esposizione ad agenti cancerogeni noti.
  4. Accerta di non essere esposto a concentrazioni naturalmente elevate di radon presenti in casa. Fai in modo di ridurre i livelli elevati di radon.
  5. Per le donne:
  • L’allattamento al seno riduce il rischio di cancro per la madre. Se puoi, allatta il tuo bambino.
  • La terapia ormonale sostitutiva (TOS) aumenta il rischio di alcuni tipi di cancro. Limita l’uso della TOS.
  1. Assicurati che i tuoi figli partecipino ai programmi di vaccinazione contro:
  • l’epatite B (per i neonati)
  • il papillomavirus umano (HPV).
  1. Partecipa a programmi organizzati di screening per il cancro:
  • dell’intestino (uomini e donne)
  • del seno (donne)
  • del collo dell’utero (donne).

Queste raccomandazioni costituiscono il cosiddetto “Codice Europeo contro il Cancro”, e si basano sulle migliori evidenze scientifiche finora disponibili.

Venerdì, 02 Dicembre 2022 13:10

5 Dicembre: Giornata Mondiale del Volontariato

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Il 5 dicembre di ogni anno si celebra la Giornata internazionale del volontariato. Le giornate internazionali sono occasioni importanti per sensibilizzare la comunità su questioni di interesse. Ed il 5 dicembre è l’occasione per aumentare la consapevolezza sull'importanza del servizio di volontariato, ed in tal modo stimolare un maggior numero di persone a offrire il proprio tempo come volontari.

La Giornata Internazionale del volontariato è anche un'opportunità per le associazioni e i singoli volontari per promuovere le loro iniziative e i loro progetti. Anche Linfovita coglie questa occasione per ricordare la campagna “IL BONSAI DI NATALE”: acquistando un piccolo albero darete anche voi un contributo concreto alla ricerca e ai servizi offerti ai pazienti. Con questa iniziativa, infatti, Linfovita si pone l’ambizioso obiettivo di contribuire all’acquisto di un appartamento sito in prossimità dell’ospedale Morelli di Reggio Calabria, per poter offrire ospitalità in un ambiente accogliente e intimo a tutti quei pazienti e familiari che, risiedendo lontano dalla città, per motivi di salute sono costretti a soggiornare lontano dalle loro abitazioni.

Potete ricevere il Bonsai contattando i seguenti numeri:

REGGIO CALABRIA 345 0855763 / 345 1075618

ZONA IONICA 393 5546785 / 347 8444091

ZONA TIRRENICA 335 8137313

Nella Giornata Internazionale del Volontariato, noi di Linfovita vogliamo riconoscere il contributo dei nostri volontari, che ogni giorno dedicano tempo e sforzi per la comunità e per aiutare a costruire un futuro migliore. Esprimiamo la nostra più profonda gratitudine e orgoglio per il loro impegno, dedizione, solidarietà, ed empatia. Ed infine ringraziamo tutti coloro che sono passati a trovarci nelle piazze ieri e che, tramite un acquisto solidale o una donazione, supportano la nostra associazione diventando parte attiva del cambiamento.

ECHELON-1 è uno studio internazionale che ha coinvolto 1334 pazienti con diagnosi di linfoma di Hodgkin classico in stadio avanzato (stadio III o IV di malattia). Lo studio ha messo a confronto il trattamento standard ABVD (doxorubicina, bleomicina, vinblastina e dacarbazina) con il trattamento sperimentale A+AVD (brentuximab vedotin, doxorubicina, vinblastina e dacarbazina) nel quale la bleomicina viene sostituita con il farmaco brentuximab vedotin.

Già nel 2018, sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, erano stati pubblicati i risultati riguardanti la sopravvivenza libera da progressione, ossia il tempo che intercorre tra la diagnosi e la recidiva o progressione di malattia. I dati avevano evidenziato una riduzione del rischio di progressione di malattia o decesso nei pazienti trattati con brentuximab vedotin + AVD rispetto ai pazienti che avevano ricevuto il trattamento standard.

Più recentemente, al Congresso della Società Europea di Ematologia, sono stati presentati anche i risultati riguardanti la sopravvivenza globale dei pazienti e il profilo di sicurezza delle due combinazioni terapeutiche.

Il trattamento sperimentale con il farmaco brentuximab vedotin in combinazione con AVD ha dimostrato di migliorare in modo significativo la sopravvivenza globale, con una riduzione del rischio di decesso del 41% rispetto al regime standard. Questo dato si conferma indipendentemente dalle caratteristiche dei pazienti e della malattia alla diagnosi come: lo stadio, il sesso, il risultato della PET dopo il secondo ciclo di terapia, l’età (<60 o ≥60 anni), l’area geografica.

Il regime di trattamento con brentuximab vedotin ha mostrato un profilo di sicurezza paragonabile a quello del regime ABVD. In particolare, anche se l’incidenza di neuropatia periferica è risultata maggiore nel braccio sperimentale rispetto a quello standard, va osservato che tale tossicità è migliorata o si è completamente risolta nella maggioranza dei casi in entrambi i gruppi di trattamento. Si è registrata inoltre una riduzione degli eventi di tossicità tardiva e in particolare di secondi tumori nel braccio sperimentale rispetto allo standard (sia tumori solidi sia neoplasie ematologiche).

Infine, è stato riscontrato un miglioramento della probabilità di andare incontro a gravidanze nelle donne trattate con A+AVD rispetto ad ABVD.

Pertanto, i dati finora disponibili derivanti dallo studio ECHELON-1 supportano l’utilizzo della combinazione brentuximab vedotin +AVD per il trattamento del linfoma di Hodgkin in stadio avanzato.

Ogni anno il mese di settembre è dedicato alla consapevolezza sul linfoma, e il 15 settembre si celebra la Giornata mondiale per la consapevolezza sul linfoma.

Il linfoma è una malattia del sistema linfatico e, più precisamente, dei linfociti, ovvero i globuli bianchi che si occupano della difesa dell’organismo dagli attacchi degli agenti esterni. A causa di alcune alterazioni, queste cellule crescono fuori controllo e si raccolgono nei linfonodi. Attraverso il sangue e i vasi linfatici la malattia può diffondersi ad altri linfonodi, alla milza, al midollo osseo oppure a organi extra-linfatici. Ogni anno nel mondo più di 864,000 persone ricevono una diagnosi di linfoma.

L’associazione Linfovita, in occasione della Giornata mondiale per la sensibilizzazione sui linfomi, si unisce alla comunità scientifica nel diffondere il messaggio “Non possiamo aspettare”.

“Non possiamo aspettare” a porre fine alle conseguenze indesiderate che la pandemia da SARS-CoV-2 ha avuto sui pazienti che convivono con il linfoma.

Dall’inizio dell’emergenza sanitaria, infatti, le persone hanno dovuto scontrarsi con l’esitazione nel cercare cure mediche, con ritardi nella diagnosi, con l’accesso ritardato alle cure, e con un incremento del carico psicologico. Ciò è stato causato dallo spostamento delle priorità del sistema sanitario durante la pandemia. Ma ora è arrivato il momento di riportare le tempistiche di diagnosi e cura agli standard pre-Covid. Non possiamo più aspettare!

Il riconoscimento dei sintomi è essenziale per l’individuazione precoce della malattia. Se noti segni o sintomi di linfoma, non esitare e parlane con il tuo medico. Il sintomo più comune è il gonfiore ai linfonodi. Altri sintomi sono: brividi/sbalzi di temperatura; febbre ricorrente; sudorazione eccessiva, spesso notturna; perdita di peso inspiegabile; perdita di appetito; stanchezza persistente e mancanza di energia; mancanza di respiro e tosse; prurito persistente su tutto il corpo senza causa apparente o eruzione cutanea; stanchezza generale; tonsille ingrossate; mal di testa. Va tuttavia sottolineato che tali sintomi non sono esclusivi del linfoma e sono comunemente osservati in altre malattie meno gravi, come l'influenza o altre infezioni virali (incluso il Covid-19). In questi casi tali sintomi non durano a lungo; se invece persistono nel tempo, è necessario rivolgersi al proprio medico.

“Non possiamo aspettare” a tracciare i sottotipi di linfoma.

Secondo l’ultima classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicata nel 2017, esistono oltre 80 sottotipi diversi di linfoma, con differenti valutazioni diagnostiche, protocolli di trattamento e prognosi. È necessario creare consapevolezza sull’importanza di riconoscere e segnalare il sottotipo specifico. Una corretta segnalazione, a livello locale e globale, del sottotipo di linfoma diagnosticato è fondamentale in quanto permette di comprendere l'effettiva prevalenza della malattia e la sua prognosi, e di conseguenza permette di migliorare la ricerca e la cura del paziente.

È tempo di cambiare! Puoi unirti anche tu a questo cambiamento e aggiungere la tua voce alla chiamata.

  • Condividi questo post aggiungendo l’hashtag #WLAD2022, e seguici sui vari canali social per rimanere aggiornato.

  • Vieni a trovarci il 15 settembre alle ore 16:30 presso il Grand Hotel Excelsior di Reggio Calabria per celebrare insieme la Giornata Mondiale per la consapevolezza sui linfomi.

Una diagnosi di linfoma, o di tumore in generale, ha delle conseguenze non solo a livello fisico ma anche a livello psicosociale. Gli effetti psicologici possono persistere anche dopo la fine dei trattamenti e in seguito alla guarigione.

La Fear of Cancer Recurrence (FCR), anche detta Sindrome della spada di Damocle, ossia la paura che il cancro si ripresenti, è l’effetto psicosociale che i pazienti manifestano maggiormente. È definita come la paura o preoccupazione che può colpire sia i pazienti con una malattia curabile che temono il ritorno del cancro, sia i pazienti con una malattia avanzata che temono la progressione. Nello specifico, secondo un’indagine condotta dalla Lymphoma Coalition, il 43% dei pazienti con diagnosi di linfoma ha riportato di aver sofferto di FCR durante i trattamenti, mentre il 72% ha manifestato FCR dopo la fine dei trattamenti. La FCR sembra quindi manifestarsi maggiormente dopo le terapie, quando le visite e in generale i contatti tra i pazienti e il team medico diventano meno frequenti.

La FCR è associata a stati d’animo quali ansia e isolamento e può interferire con la capacità di pianificare il futuro. Si tratta quindi di un fattore psicologico con un impatto significativo sulla qualità della vita di un individuo, a seconda del livello di gravità con cui si presenta.

Non è ovviamente possibile garantire che il cancro non tornerà o non si diffonderà, ma è possibile lavorare con i pazienti in modo che possano gradualmente ridurre l’impatto che questa paura ha sulla loro vita.

Negli ultimi anni sono stati condotti molti studi che valutano delle strategie di intervento per gestire la FCR. In particolare, queste includono:

  • Acquisire consapevolezza. Molte persone cercano di ignorare i sentimenti negativi come paura e ansia, ma questo atteggiamento non fa altro che rendere tali sensazioni ancora più travolgenti.

  • Affrontare le paure: accettare il fatto che si sperimenterà paura e concentrarsi sui modi per gestirla. Ansia e paura possono aumentare temporaneamente in momenti specifici, come appuntamenti per le visite di controllo o anniversario della diagnosi. Spesso è utile parlare delle proprie paure con un amico, un familiare o un professionista della salute mentale. Molti pazienti trovano inoltre utile unirsi a gruppi di supporto: l'esperienza di gruppo spesso crea un senso di appartenenza che aiuta a sentirsi meno soli e più compresi.

  • Ottenere il controllo tramite una corretta informazione e comunicazione tra medico e paziente. Anche se per la maggior parte dei tumori è possibile fare una previsione della possibilità di recidiva o progressione, nessun medico può sapere esattamente cosa accadrà in futuro. Un operatore sanitario che conosce la storia medica del paziente può parlargli della possibilità che il cancro si ripresenti e informare anche su quali sintomi cercare. Sapere cosa aspettarsi può aiutare a smettere di preoccuparsi che ogni dolore significhi che il cancro è tornato.

  • Gestire lo stress. Ci sono diversi modi per gestire lo stress e ridurre il livello generale di ansia. Questi includono: trascorrere del tempo con la famiglia e gli amici, concentrarsi su hobby e altre attività, fare una passeggiata, meditare, fare esercizio regolarmente, leggere un libro o guardare un film.

  • Fare scelte salutari. Abitudini sane come mangiare pasti nutrienti, fare esercizio fisico regolarmente e dormire a sufficienza aiutano le persone a sentirsi meglio sia fisicamente che emotivamente. Evitare abitudini malsane, come il fumo e il consumo eccessivo di alcol, aiuta le persone a sentire di avere un maggiore controllo sulla propria salute.

Fornire informazioni adeguate, normalizzare l'FCR, incoraggiare i pazienti a parlarne e indirizzarli in modo appropriato sono modi importanti con cui gli oncologi possono contribuire.

 

Fonte: Lymphoma Coalition

Si avvicinano le festività pasquali e vi ricordiamo che nelle giornate di sabato 26 e domenica 27 marzo in Piazza S. Giorgio a Reggio Calabria potete trovare le nostre uova di Pasqua solidali; in alternativa potete richiederle al 345 0855763.

Questo semplice gesto ha molteplici risvolti positivi di cui vogliamo parlarvi.  

In primo luogo, con il vostro acquisto potrete offrire un aiuto economico concreto a Linfovita, e consentirete allo staff e ai volontari dell’associazione di portare avanti le iniziative rivolte ai pazienti che ricevono una diagnosi di linfoma. Ad esempio, in questo periodo Linfovita sta lavorando per mettere a disposizione la Residenza dei Papaveri, una sistemazione gratuita vicino all’Ospedale per i soci e i loro familiari che abitano distanti dalla struttura ospedaliera, e Il trasporto da casa all'ospedale e viceversa per aiutare coloro che non hanno la possibilità di raggiungere autonomamente il luogo di cura. Ad ogni modo vi invitiamo a consultare il sito di Linfovita per saperne di più sui progetti che sosterrete con il vostro acquisto. Informarsi adeguatamente sui progetti a cui il denaro è destinato è infatti non solo doveroso ma anche motivante.

Inoltre, un acquisto o una donazione solidale è un regalo innanzitutto verso sé stessi. Alcuni studi hanno dimostrato che i comportamenti altruistici sono correlati al benessere soggettivo sotto diversi punti di vista: autostima, umore, empatia, senso di gratificazione.

Infine, facendo un regalo solidale si diventa tramite per la diffusione di valori importanti come solidarietà e impegno, e si sensibilizza chi lo riceve. In questo modo le organizzazioni di volontariato possono raggiungere un numero sempre maggiore di persone che sposano la stessa causa per un obiettivo comune.

Se deciderete di optare per l’acquisto delle nostre uova di Pasqua solidali, inviate una foto alla nostra pagina Facebook. I vostri scatti ci aiuteranno a diffondere il nostro messaggio!